L’abbazia di San Nilo a Grottaferrata
L’abbazia di San Nilo a Grottaferrata

L’abbazia di San Nilo a Grottaferrata

Più di un anno fa sono stata nell’abbazia greca dedicata a San Nilo a Grottaferrata. Colgo l’occasione di aver finito di leggere una guida su questo complesso monastico per raccontarvi qualcosa.

Si tratta di un insieme di edifici risalenti ad epoche diverse racchiusi da una cinta muraria. L’abbazia fu fondata nel 1004 da San Nilo di Rossano, sul luogo ove sorgevano resti di una villa romana.

Particolarmente fiorente da un punto di vista artistico fu il periodo compreso fra il XIII e il XIV secolo: interventi architettonici e decorativi abbellirono la chiesa.

Alcune curiosità: nel monastero si celebra il rito greco (per approfondimenti vi suggerisco il libro “L’abbazia greca di Grottaferrata”, De Luca Editori d’arte). Inoltre durante la seconda guerra mondiale il monastero aprì le sue porte alla cittadinanza offrendo rifugio.

Il complesso è così composto: Chiesa di Santa Maria, criptoportico, una fortificazione, biblioteca, palazzo a dell’abate commendatario, museo, laboratorio di restauro del libro antico, fontana liturgica.

L’abbazia di San Nilo a Grottaferrata: dettagli

La chiesa, fatta erigere dal successore di San Nilo, San Bartolomeo, fu consacrata nel 1024. Nei secoli fu ampiamente modificata e ciò che appare oggi è il risultato di un importante restauro che l’ha riportata all’aspetto del XIII secolo: ritorno alla facciata neogotica ed eliminazione delle aggiunte lungo i fianchi dell’edificio. Pertanto la chiesa si presenta oggi a 3 navate con abside ad est. In facciata timpano triangolare e rosone del 1300. pronao e nartece furono rifatti nel 1930. All’interno del nartece c’è il battistero, scolpito, attorno a cui il 5 gennaio si svolge la benedizione dell’acqua.

Invece all’interno della navata l’iconostasi è chiaro riferimento alla liturgia bizantina. Il pavimento presenta resti della decorazione cosmatesca medievale. La cappella farnesiana è considerata il capolavoro giovanile di Domenichino mentre il toponimo forse deriva dalla così detta Crypta ferrata. Difatti fa riferimento ad una aedicula votiva romana che i primi cristiani utilizzavano, fra V e VI secolo, come oratorio.

Il criptoportico faceva parte della villa romana su cui è sorto il monastero ed è datato, sulla base delle sue caratteristiche costruttive, al I sec a. C.

La fortificazione risale invece al 1472-1503 ed oggi caratterizza il complesso dandogli l’aspetto di un castello.

Il palazzo dell’abate commendatario è decorato in maniera consona a quello che era il suo rango ed ha una decorazione in stretto rapporto con quella di palazzo Farnese a Caprarola.

Abbiamo poi la biblioteca specializzata in storia ecclesiastica ed il primo laboratorio di restauro del libro antico in Italia (dal 1931): qui ad esempio è stato restaurato il codice Atlantico di Leonardo.

Infine nel 1894 è stato inaugurato il museo con una raccolta archeologica ed una storico-artistica.

Da vedere sempre nei dintorni di Roma:

Cascate Monte Gelato

Ostia

Civita di Bagnoregio

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