Brindisi: la filia solis di Federico II
Brindisi: la filia solis di Federico II

Brindisi: la filia solis di Federico II

Federico II definì Brindisi Filia Solis per esaltarne la solarità.

Un signore in bicicletta intuisce che sotto i vestiti fradici di sudore, in questo agosto da 40 gradi, ci sono 2 turisti che si aggirano fra i vicoli del centro storico desiderosi di conoscere la città. Non ci pensa due volte ad indicarci tutti i luoghi d’interesse. A suo dire non possiamo assolutamente perderci l’esperienza di vedere da vicino il capitello originale di una delle due colonne romane, simbolo della città, musealizzato in uno dei palazzi nobili di Brindisi. Sempre secondo lui dovremmo abbracciarlo, come fa lui ogni giorno, per ricavarne un po’ d’energia. Ci fidiamo. Effettivamente l’allestimento merita, ma di possibilità di abbracci nemmeno l’ombra data la monumentalità del capitello ed la sua collocazione in alto. Ammesso che ci fosse mai venuto in mente di abbracciare un bene culturale.

Città antichissima, crogiolo di culture, nonchè il porto più orientale d’Italia. E’ qui che avvenne lo scontro fra Cesare e Pompeo e che Antonio ed Ottaviano si spartirono l’impero romano. Popolarissima al tempo delle crociate come punto di partenza ed arrivo di soldati e pellegrini e poi emporio commerciale per il collegamento fra Londra e Bombay con la “Valigia delle Indie”.

Capitale d’Italia per 5 mesi. Cesare Brandi paragonò il suo porto alla baia di New York, e devo ammettere che la somiglianza è notevole.

Cosa vedere a Brindisi la filia solis

La nostra esperienza della città comincia dal corso, un rettilineo pieno di negozi che, dalla zona della stazione porta fino al mare. Un po’ come accade a Bari ed a Taranto.

Quindi, svoltando a sinistra ci addentriamo nel centro storico e raggiungiamo dall’alto le famose due colonne che erroneamente sono conosciute come segnacoli della fine della via Appia.Si tratta in realtà di una realizzazione del II-III sec. d. C. Erette per celebrare l’importanza del porto di Brindisi nell’espansione verso oriente. Nel 1528 una delle due colonne cedette e Brindisi la donò alla città di Lecce per ergervi al di sopra la statua di Sant’Oronzo. Le due colonne sono oggi il simbolo stesso della città di Brindisi tant’è che i cittadini ebbero difficoltà ad accettare di aver donato una delle due ad altra città. Nel 1940 per incursioni aeree la colonna superstite venne smontata la prima volta così come nel 1980, 1995, 2003 per essere musealizzata (solo la parte superiore) nella ex sala delle udienze della ex Corte d’Assise nel 2007. Il capitello presenta 12 figure scolpite tratte dalla mitologia e legate al mare ma è difficile definirne esattamente l’identità.

Il complesso monumentale Granafei-Nervegna è stato infatti destinato a rappresentare la città e la sua storia.  Oltre alla sala della colonna è possibile ammirare il pavimento di una domus romana (II sec.) e un mosaico policromo.Ha qui sede lo Iat con i cui dipendenti chiacchiero amabilmente. Li trovo preparati e competenti: mi forniscono informazioni ed opuscoli e sento di consigliarvi di cominciare la visita della città proprio da qui. C’è grande voglia di farsi conoscere a Brindisi: dalla gente per strada (c’era gia successo a Grottaglie) a chi lavora nel turismo. E c’è cura ed attenzione: ovunque entrassimo (es.musei) veniva rigorosamente controllato il Greenpass.

La piazza del Duomo di Brindisi

Guardando le colonne e dando le spalle al mare, sulla sinistra sorge un edificio che, secondo la tradizione, fu l’ultima dimora del sommo poeta Virgilio.

Proseguendo lungo via colonne una grande piazza ospita ben 3 luoghi d’interesse: il Duomo, il portico dei Templari ed il museo archeologico F. Ribezzo.

Il Duomo dedicato a San Giovanni Battista risale al 1089 (contemporaneo alla basilica di San Nicola a Bari).Simile anche l’origine miracolosa: San Leucio avrebbe espresso in sogno il desiderio di abbandonare Alessandria d’Egitto e recarsi a Brindisi per liberarla dagli eretici. Sorto su un’antico tempio pagano è qui che fu incoronato re di Sicilia Ruggero e soprattutto qui Federico sposò Isabella di Brienne (la festa si svolse invece ad Oria). L’impianto è basilicale a tre navate e purtroppo, del pregevole pavimento musivo, restano poche tracce.

Il Museo archeologico propone 5 percorsi ma vi premetto che non ci siamo entrati perchè c’era una fortissima escursione termica fra il caldo umido esterno e l’aria condizionata a palla all’interno. Le sezioni sono: statuaria ed epigrafica; numismatica; antiquaria; preistorica; sculture rinvenute nello scavo subacqueo di punta del Serrone.

Poco distante la Loggia del Palazzo Balsamo: gli animali scolpiti nella pietra, secondo l’ormai noto amico in bicicletta, avrebbero la bocca aperta per avventarsi contro il Duomo posto lì difronte, poichè la famiglia che risiedeva nel palazzo era ostile alla Chiesa. Il palazzo risale al XIV secolo.

Più avanti la chiesa di San Giovanni al sepolcro, una vera chicca storica del XII secolo, ricordo per me degli studi universitari. La pianta ricorda il Santo Sepolcro di Gerusalemme e all’inizio fu ritenuta erroneamente un battistero. Notevole il portale con protiro. Chiusa al culto ma visitabile con visite guidate (noi abbiamo potuto sbirciare all’interno perchè si stava allestendo per un matrimonio).

Brindisi: altre cose da visitare

Santa Maria del casale sorge nei pressi dell’aeroporto e risale al XIII secolo. La facciata è elegantissima in carparono e pietra bianca e impreziosita da un protiro pensile. L’interno, a navata unica e croce latina ospita un ciclo di preziosi affreschi bizantini riscoperti dopo secoli. E’ questo edificio un esempio del graduale migrare dal romanico al gotico. Nel 1568 chiesa e convento furono affidati ai frati minori della Regolare Osservanza che però garantivano sacerdoti alla chiesa di Oria e Brindisi.

La Chiesa ed il Convento di San Paolo seppur ampiamente modificati sono visitabili all’interno del palazzo della Provincia. Fu fondato nel 1284 per l’ordine francescano, ma la semplicità dei frati fu presto sostituita dagli altari barocchi sulle pareti. Nel 1800, per scongiurare un crollo la facciata fu arretrata di 8 m e fu soppressa la prima campata. Negli anni fu anche casa di detenzione. All’interno è conservata una macenula, la statua della Vergine Immacolata vestita durante l’anno da 4 abiti finemente ricamati.

Merita una visita anche il sito archeologico di San Pietro degli Schiavoni con il suo quartiere di epoca romana rinvenuto durante i lavori per il teatro G. Verdi che così risulta l’unico teatro al mondo sospeso su una zona archeologica.

Brindisi filia solis: i castelli ed il monumento al marinaio

Brindisi vanta ben due castelli: il castello di terra ed il forte a mare.

Il castello di terra fu costruito per volere di Federico II nel 1227 e poi ampliato da Ferdinando I e Carlo V. L’altro castello fu edificato da Ferdinando I d’Aragona sul porto esterno, sul luogo dell’abbazia eremitica di Sant’Andrea all’isola e denominato pertanto forte a mare. Da poco riaperto e raggiungibile con una motonave che svolge regolare servizio di mezzo pubblico. Questo castello è realizzato con una pietra rossastra che gli conferisce questo colore particolare e si presenta a pianta triangolare con 4 bastioni.

Il monumento al marinaio d’Italia, che mi ha subito fatto pensare al monumento ai naviganti di Lisbona, venne inaugurato nel 1933 per commemorare i caduti in mare durante i conflitti mondiali. E’ alto 54 metri e visitabile sia all’interno che sulla terrazza superiore per ammirare il porto e la città.

Info:

San Giovanni al Sepolcro e Monumento al marinaio d’Italia

Iat

Su Federico II:

Federicus

Jesi.

In provincia di Brindisi consigliata la visita ad Oria.

Vi è piaciuta questa visita a Brindisi, la città definita Filia solis da Federico II?

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