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Con la ricetta del pollo in salsa harissa partiamo per l’Africa

Ed eccoci ad un nuovo appuntamento di questa rubrica nata da poco sul mio blog. Qualche giorno fa vi ho portati con me in Sicilia attraverso la ricetta della Caponata. Vi va di partire per un nuovo viaggio nel gusto? Oggi facciamo un salto nel continente africano e ad accompagnarci sarà al salsa harissa.

Immaginate di essere nella grande piazza Jemaa el-Fnna di Marrakech fra le grida dei mercanti e bambini dai grandi occhi scuri che si rincorrono fra la gente. Oppure potremmo essere nel deserto tunisino, a rifocillarci attorno ad un falò dopo un’escursione in cammello (o dromedario), mentre ancora  faticosamente cerchiamo di toglier via la sabbia dai nostri capelli e dai nostri indumenti. Tutta fatica sprecata! Come mi ha insegnato la mia prof di storia delle superiori, se vai nel deserto questo ti seguirà a casa e mesi dopo troverai ancora granelli di sabbia nelle tasche o fra le pagine dei libri.

Magari però siamo nella qasba di Algeri, in un labirinto di vicoli con i panni stesi alle finestre ed il profumo delle spezie che esce da ogni porta…

Il progetto Si Lakana e il burro di karitè


Ho conosciuto da poco il progetto Si Lakana e 
tutti i benefici associati all’utilizzo del burro di karitè ed ora ve lo racconto.

Dibaro. Mali. Africa. Gli alberi di karitè sono considerati i più sacri della savana e da sempre vige il divieto di tagliarli.

Negli ultimi anni molti arbusti sono stati invasi da un parassita e l’unico modo per evitarne la diffusione sarebbe stato tagliare gli alberi. Nasce così questo progetto (Si Lakana significa appunto protezione del karitè) che, attraverso il lavoro degli uomini, individua il parassita e lo elimina, salvaguardando le piante.

Le donne poi a mano, secondo ricette tradizionali, producono il burro dai noccioli della pianta. La noce del frutto è tostata per circa tre giorni in forni di terra a fuoco basso. Poi viene eliminato il guscio pestandole in grandi mortai di legno e poi vengono spremute in un mulino fino ad ottenere una pasta di colore scuro lavorata a mano dalle donne per circa due ore (a turno). Il movimento è circolare per separare la componente insaponificabile, più ricca di oli e burri, da quella saponificabile. La prima emerge infatti in superficie ed assume un colore chiaro. Questa parte è poi sciolta sul fuoco e solidificandosi assume la consistenza del burro.

Il prodotto finale è utilizzato per cucinare, preparare medicinali e come cosmetico per la pelle e per i capelli.

L’associazione dona i ricavati delle donazioni ai lavoratori (uomini e donne) mentre gli acquirenti ricevono in regalo un vasetto di prodotto completamente naturale.

Il burro di karitè e Dibaro -Mali

Dibaro è un villaggio abitato da circa 40 famiglie a 100 Km a Nord Est dalla capitale del Mali: Bamako.

Il Mali (republique du Mali), ex repubblica sudanese, è uno stato dell’Africa occidentale situato all’interno.

La lingua ufficiale è il francese ma sono parlate anche la lingua Tuareg, bambara ed il Soninke.

L’agricoltura è alla base dell’economia del Paese (cereali, karitè, cotone).

Il turismo è attratto soprattutto dalla famosa Timbuctù, dal deserto e dai quattro parchi nazionali.

 

Il karitè: origine del progetto

Attraverso le sostanze insaponificabili (di cui è ricco) stimola la produzione di collagene ed elastina (importante per la pelle secca e per le rughe); rigenera il tessuto cellulare (ripara danni subiti dalla pelle e dai capelli a causa del freddo e dell’inquinamento. Utile per dermatiti, capelli sfibrati, cicatrici, smagliature); svolge una leggera protezione contro i raggi UV.

Può essere associato ad oli essenziali quali Ylang Ylang, Salvia, lavanda, lembo grass, sandalo, incenso.

Le foto sono mie, il video al seguente link è di un volontario dell’associazione.

Per maggiori informazioni sul progetto Si Lakana e il burro di karitè: kariteroma@gmail.com