L’entusiasmo per le cose semplici: le cabine telefoniche, i taxi neri, gli autobus a 2 piani. Nonostante ci catturino, cerchiamo di resistere ai negozi di souvenirs.
La regina in questi mesi non c’è: a Buckingam Palace svetta la Union Jack, la bandiera inglese. Non c’è nemmeno il cambio della guardia: toccherà vederlo un altro giorno. A Trafalgar Square il colpo d’occhio è tutto per la National Gallery: la sua magnificenza ed eleganza (anche del suo logo) ci colpiscono. Mi aggiro per le sale e girando lo sguardo vedo la Cena in Emmaus di Caravaggio, l’opera che mi ha fatto innamorare della storia dell’arte, quando andavo alle medie. Le sorrido come ad un caro amico. Un gesto d’intesa per dire (a lei ed al “Ragazzo morso da un ramarro”)”aspettatemi, arrivo, sono tutta vostra”. Ed è così: estasi e rapimento.
La storia dell’arte scorre davanti agli occhi e con essa il ricordo di tanti musei europei e non .
Il the delle 17 è anticipato alle 16.
Se hai visto Times Square, Piccadilly Circus ti sembra una bazzecola, ma resta una tappa imprescindibile. Ritrovarsi a Soho, da Liberty a guardare le decorazioni natalizie ed a Carnaby street, in un negozio di scarpe dove il paio più sobrio ha uno dei sette nani al posto del tacco.
Attraversare una parte di Chelsea a piedi per andare a cena dal mio chef del cuore a Buttersea e mangiare ostriche…a Londra…