Close to eternity: una intervista
Close to eternity: una intervista

Close to eternity: una intervista

Ci siamo conosciuti online in questo periodo di lockdown e la loro storia mi ha talmente colpita che ho deciso di farveli conoscere attraverso una piccola intervista. Immaginate un van che ha percorso migliaia di km ed ora è bloccato in una cittadina dell’Argentina…Loro sono Diana e Marco di Close to eternity

1 Innanzitutto benvenuti su Viaggiatrice da grande. Presentatevi:  parafrasando il film “Non ci resta che piangere”…Chi siete? Cosa portate? Si ma quanti siete?

Prima di tutto Carmen ti ringraziamo per questa intervista a close to eternity. Siamo Diana e Marco, 34 e 32 anni di Mantova e Ferrara. Ci  sono molte etichette che ci si può affibbiare: siamo full timers, ovvero viaggiatori a tempo pieno.Siamo van lifers ovvero persone che vivono in un van,iamo viaggiatori di lunga durata: abbiamo iniziato a viaggiare 7 anni fa lasciando il lavoro, la casa, gli amici e la famiglia e da allora giriamo il mondo. Quindi siamo bloggers, youtubers, fotografi, dronisti…un po’ di tutto.

In realtà siamo soprattutto due persone semplici con molta voglia di vivere e un grande desiderio di libertà.

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2 Come è nata la vostra avventura?

La nostra avventura è nata in un modo poco ordinario e soprattutto le due storie sono nate separatamente. Io, Diana, sono partita perché l’ultima ditta per cui avevo lavorato era andata in fallimento ed era la terza ditta in 4 anni che falliva. Stanca del sistema, della crisi economica e di essere presa per i fondelli (diciamo che qui ci sarebbero state parole un po’ più colorite di Diana e le ho un po’ edulcorate)ad un certo punto mollai tutto. Usai i soldi del mio TFR e un po’ di risparmi che avevo messo da parte e partii per i Balcani in autostop.

La nascita di Close to eternity: l’incontro con Marco…

Al tempo Marco non lo conoscevo ancora ma partii con un ragazzo brasiliano che conobbi su  couchsurfing. Assieme viaggiammo per tre mesi per i Balcani e la Turchia, solo in tenda, campeggio selvaggio, autostop e host di couchsurfing. Dopo di che tornai in Italia per tre mesi per preparare il mio grande viaggio di sola andata e partii per 8 mesi per l’Asia. Marco ed io viaggiammo insieme per la metà di questi mesi perché ci eravamo conosciuti nel frattempo, nei tre mesi di “sosta” in Italia. Usammo mezzi di trasporto locali, come backpakers, con molto couchsurfing e notti in ostelli. Quindi tornammo in Italia per qualche mese per terminare i nostri progetti, perché Marco aveva solo preso aspettative dal lavoro, e  doveva concludere tutte le nostre situazioni pendenti. Messe a posto le nostre cose partimmo per l’Australia dove abbiamo vissuto per 2 anni con un visto vacanza/lavoro. Lì abbiamo iniziato a lavorare come cocktail bartenders (abbiamo fatto la scuola a Sydney)per hotel 5 stelle ed una famosa distilleria internazionale di whisky. Quindi abbiamo iniziato a reinventarci trovando qualcosa che davvero ci piacesse fare nella vita. Già questo ha significato molto per noi. Il nostro problema era che, per quanto amassimo l’Australia, è molto difficile ottenere un visto di residenza permanente quindi ci siamo spostati in Nuova Zelanda sempre con un visto vacanza/lavoro. Così abbiamo messo da parte i soldi per compiere il grande viaggio nelle Americhe in cui siamo coinvolti ora.

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3 Qual è stato il vostro ultimo progetto?

Non c’è un vero e proprio scopo in questo viaggio.

Con i soldi messi da parte, facendo 2/3 lavori contemporaneamente  abbiamo comprato un van e abbiamo deciso di autocamperizzarlo. È un ford del 2004 da 14 posti. Abbiamo tolto tutti i sedili e le plastiche ed abbiamo iniziato la conversione. Quindi impianto elettrico con pannelli solari, frigorifero, cucina con due fuochi, impianto idraulico con una tanica dell’acqua da 113 litri. Abbiamo tutti i comfort che si possono desiderare, persino una doccia calda che possiamo fare in esterno, elettrica e che funziona con 2 pile e l’attacco alla bombola del gas di 9 kg. Il van non è grande ma proprio per questo permette di muoversi liberamente anche per le stradine più anguste del Sudamerica, e allo stesso tempo è un luogo confortevole in cui stare, soprattutto in questo periodo di coronavirus.

Da Miami verso…

Siamo partiti da Miami dove abbiamo comprato il veicolo e poi abbiamo guidato fino a Quebec in Canada e a Prudhoe Bay in Alaska, il punto più a nord dell’intero pianeta raggiungibile in auto. Da lì abbiamo seguito più o meno la costa ovest lungo la strada Panamericana fino ad Ushuaia, il punto più a sud del pianeta raggiungibile in auto. Arrivati lì ci siamo fermati una settimana in “celebrazione” ma non siamo riusciti ad imbarcarci per l’Antartide perché stava iniziando il coronavirus. Quindi abbiamo iniziato la risalita verso nord attraverso la costa atlantica. Il coronavirus ci ha bloccati in Patagonia Argentina.

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 4 Che canali utilizzate per far conoscere i vostri viaggi?

Il nostro canale principale è sempre stato Facebook. Tutti i nostri canali rispondono al nome di Close to eternity e ultimamente Youtube sta andando per la maggiore perché essendo bloccati non è facile scattare foto interessanti per Facebook. Per quanto lì continuiamo a condividere tutti i nostri pensieri e riflessioni, Youtube sta prendendo largo piede sia dal punto di vista della gratificazione economica che delle nostre avventure. È sicuramente un social molto impegnativo perché richiede un sacco di tempo e di lavoro, però allo stesso tempo dà molto più l’idea di quello che stiamo passando in questo momento. E vedere le varie avventure di viaggio è sicuramente  esilarante.

Abbiamo anche Instagram in cui postiamo foto e soprattutto c’è il blog in cui scriviamo in inglese tutte le nostre guide di viaggio.

I canali specifici…

Poi c’è Patreon che è un social apposta per i nostri volontari/supporters che mensilmente decidono di farci delle donazioni e lì si postiamo foto di retroscena, riflessioni più intime che magari non si possono destinare ad un pubblico più grande.

Infine abbiamo Polarsteps, un’app che attraverso il GPS permette a tutti di vedere dove siamo in tempo reale e quindi anche tutte le statistiche di viaggio, i km, i Paesi, i viaggi passati. Però è ad accesso limitato e destinato al nostro pubblico patron, quindi chi fa donazioni. Curare ben 6 social è un lavoro mastodontico soprattutto se lo si fa, come noi, in 3 lingue: italiano, inglese e spagnolo.

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5 Al momento siete bloccati in Argentina e state facendo la quarantena in un campo sportivo. Raccontateci un po’ le vostre giornate, ma anche, soprattutto, le vostre sensazioni.

Siamo rimasti incastrati in una cittadina e la protezione civile ci ha gentilmente fornito un luogo in cui stare gratuitamente: è un centro sportivo dismesso, fuori uso e che è stato molto “rimaneggiato” dai tifosi ( finestre e porte rotte, non c’è acqua calda nelle docce, non c’è il riscaldamento,e qui sta arrivando l’inverno). Quindi è un posto adatto a chi ha un van, va bene come punto di appoggio in quanto dà accesso all’acqua ed al bagno dove scaricare le acque nere. Per il resto siamo qui senza wifi, il che condiziona moltissimo le nostre giornate.

Innanzitutto cerchiamo di tenerci in forma e di fare almeno 6000 passi al giorno in questo campo di calcio con erba sintetica. Per il resto i social sono un impegno grandissimo e la maggior parte della giornata è dedicata alla cura dei nostri social. iI primo luogo perché la gente in questo periodo di quarantena ha bisogno di distrarsi e quindi i nostri follower sono molto più attivi del solito e più in contatto con noi.  Poi perché filmare e montare tutto quello che stiamo facendo qui è comunque un grande lavoro. Quindi tanto del nostro tempo trascorre davanti al computer o alla videocamera.

I contatti con gli altri…

Altra cosa  che facciamo è telefonare molto ad amici e genitori perché sentiamo che è necessario. Addirittura ci siamo resi disponibili con i nostri follower per dare un supporto psicologico per gli anziani, per chi stesse affrontando la quarantena da solo o fosse in condizione di depressione o ansia: possono inviarci il loro numero whatsapp e noi li chiamiamo (tenendo conto ovviamente del fuso orario) per fare compagnia. Infatti noi a chi ci segue non diamo il nome di follower ma famiglia close perché ci hanno aiutato in momenti duri del viaggio, quando stavamo per mollare tutto (tipo in Bolivia, quando siamo rimasti incastrati nella guerra civile con la trasmissione rotta) e noi in questo momento vogliamo esserci per loro. Ecco perché della nostra giornata 4/5 ore almeno le trascorriamo al telefono con loro. Inoltre ci siamo buttati in un altro progetto (perché non ne avevamo abbastanza) ed abbiamo creato un gruppo di whatsapp di italiani bloccati in Argentina per coordinare tutte le persone che cercano di rientrare e quelle che cercano di rimanere. Quindi anche moderare questa chat è impegnativo, con circa 250 messaggi al giorno, e noi che cerchiamo di fare da imbuto e ponte di collegamento fra queste persone e la Farnesina e i Consolati. È in corso anche una campagna mediatica per cercare di far conoscere  la situazione degli italiani bloccati in Argentina e quindi facciamo ad esempio delle interviste.

Parliamo anche di sentimenti in questa intervista a close to eternity…

Per ciò che riguarda i sentimenti: c’è estrema indecisione e ansia da parte nostra, noi non vorremmo tornare in Italia per proseguire il nostro viaggio e non abbiamo un problema di tempi perché possiamo aspettare che la situazione migliori. Però hanno comunicato che la vendita di tutti i voli commerciali è vietata fino a settembre quindi si ha sempre il dubbio di non poter rimpatriare nel caso avvenga qualcosa di brutto. L’Argentina è in una situazione economica estrema e se non si troverà un accordo andrà in fallimento, ovvero in banca rotta. Questo porterà seri problemi anche a livello di sicurezza personale con un aumento di povertà e criminalità e scarsa incolumità per noi che giriamo con un veicolo con targa statunitense. La loro moneta sta crollando e sarebbe la decima bancarotta in 20 anni. Il coronavirus ha dato un brutto colpo ad una economia già di per sè non molto stabile. Quindi se già siamo considerati untori, poichè italiani e con veicolo degli Stati Uniti,   poi ci vedranno come “ricchi” non sapendo che non lo siamo nella realtà. Dovremmo stare molto più attenti anche se dovessimo riprendere a viaggiare. Questo è un problema molto serio e stiamo cercando di valutare bene tutte le conseguenze , i pro e i contro di ogni eventuale decisione che potremmo prendere.

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6 A proposito di Argentina. 3 cose per voi imprescindibili da fare/vedere in questo Paese per chi, quando si tornerà a viaggiare, deciderà di visitarlo…

A causa del coronavirus non abbiamo ancora visto tutta l’Argentina quindi non possiamo dare un’opinione  approfondita, ci manca tutta la parte a nord di Mendoza.

Sicuramente la Patagonia che sembra un’immensa distesa di pampa ma è pienissima di fauna: ci sono i guanacos simili ad alpaca, i nandù che sono dei piccoli struzzi, moltissime volpi. C’è anche una fauna marina eccezionale: pinguini, leoni marini, orche, balene. La Patagonia è sicuramente da vedere con un veicolo per rendersi conto delle immense distanze che ci sono: vivere la pampa e non solo spostarsi in aereo da un punto all’altro.

Seconda e terza tappa…

La seconda cosa è  la Tierra del Fuego perché Ushuaia è una cittadina piccola e carina ma ha tantissime escursioni che si possono fare nelle vicinanze. Ci sono battute di pesca, andare a  vedere i pinguini, impianti sciistici, corse con i cani da slitta, trekking, parchi nazionali, laghi, pesca alla trota…ce n’è abbastanza anche per due settimane.

La terza cosa è quella che fa rivivere la me bartender, quindi legata al mondo degli alcolici: le vinerie di Mendoza, culla del Malbec e altri vini tipici di questa zona. Ci sono ben 3 valli famose per il vino e Mendoza è il posto principale per i vini in tutto il Sudamerica, assieme a qualche altra località cilena.

Grazie mille amici di close to eternity e vi auguro di poter portare a termine il vostro viaggio senza intoppi e in sicurezza.

Close to eternity

(Le foto stupende che fanno da corredo all’intervista me le ha mandate Diana)

Se vi va di seguirli li trovate.

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Instagram

Blog

Patreon

Polarsteps

8 commenti

  1. E’ un progetto sicuramente interessante e penso che ci voglia molto coraggio per intraprendere una strada di questo tipo. Io personalmente non penso che potrei fare il fulltimer in giro per il mondo ma apprezzo molto chi lo fa.

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