L’inizio del viaggio è un po’ Indie (parecchio) e il ragazzo della Telethon in treno è simpatico.
Non capisci realmente in che rapporti siano Bologna e i portici finché non ci arrivi la prima volta e ti rendi conto che Bologna è i suoi portici. La città è davvero universitaria, i ragazzi ti guardano sfrontati negli occhi e qualcuno, giocando sotto il palazzo del Podestà, ti sussurra che sei bella, sfruttando il particolare gioco di echi che lega gli angoli opposti.
Via dell’Indipendenza è una delle vie principali, e arriva diritta fino al Nettuno. E parte subito la ricerca della pietra della vergogna per osservare dall’angolazione giusta l’opera del Giambologna e ridere della leggenda goliardica. In Piazza Maggiore svetta la basilica di San Petronio ma la sua vista, come quella delle due torri sarà senz’altro ancora più bella domattina. Le luminarie con il testo de “L’anno che verrà”sono invece bellissime stasera, ad illuminare la via dove per anni visse Lucio Dalla. Un saluto ad un amico (e scoprire di averne ovunque). Un primo assaggio della città, direi anche culinario, fra mortadella, tortellini, gramigna, balanzoni e tenerino. Giusto un assaggio…