Almeno una volta all’anno bisognerebbe andare in un posto in cui si parla spagnolo. Così, perché fa bene al cuore.
Oggi profumiamo di azahar io e la Cate (che ama lo jamon).
A colazione una conversazione improbabile con Almudena e poi il Real Alcázar a togliermi il fiato ed a bloccarmi la respirazione. Mai come oggi vorrei fotografare tutto, descrivere tutto. Lo stile mudejar, gli alberi di arance, i pavoni. E ritrovare elementi noti della Puglia e della Sicilia, normanni e svevi.
La Giralda non ha scale ma rampe, per permettere al sovrano di salirvi a cavallo. La cattedrale è la terza chiesa più grande al mondo e la più estesa cattedrale gotica. All’interno Goya, Zurbaran, Isidoro di Siviglia e L’ Immacolata di Murillo a cui collego “messaggi” inaspettati. E mi emoziono. Ancora.
Sevilla era il nucleo centrale dei rapporti col Nuovo Mondo: ripenso a Cuba; immagino i viaggi futuri. Un calabrese ci dà lezioni di vita sulle donne;il pranzo in stile spagnolo è alle 15. In Plaza d’Espana mentre ballano il flamenco un bimbo mi saluta e mi manda un bacio. Si chiama N…
Alla seconda sangria della giornata un attacco di ridarella ripensando alle diverse pessime figure del giorno e poi i vicoli alla ricerca della Carboneria per un autentico spettacolo in stile andaluso. E scoprire (o riscoprire)che Mercurio era il protettore dei viaggiatori…
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Gracias 😉